Il 5 giugno ricorre periodicamente la giornata mondiale dell’ambiente (World Environment Day, WED), una festività proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale dell’ONU in occasione dell’istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. La prima WED venne celebrata nel 1974, con lo slogan “una sola Terra” (Only One Earth) e da allora sono state dette molte parole, ma i risultati concreti non sono bastati. Forse è anche per questo motivo che quest’anno lo slogan sarà “agire per il clima”. Parlare è utile, ma per risolvere i problemi prima o poi bisogna agire.
I tre ex-direttori della Convenzione dell’ONU sui cambiamenti climatici, Yvo de Boer, Cristiana Figueres e Michael Zammit Cutajar, pochi giorni fa hanno denunciato il netto divario tra le promesse dei governanti a difesa dell’ambiente e le attività realmente adottate per questo. Sono passati 50 anni dalla Conferenza di Stoccolma, dove i rappresentanti di tutte le nazioni compresero la necessità di un’azione internazionale coordinata per risolvere i crescenti problemi ambientali. Ora i tre direttori ONU, basandosi sui recenti dati rilevati dall’IPPC (Intergovernmental Panel on Climate Change), definiscono deludenti le azioni concrete attuate in questo mezzo secolo.
Dopo le parole dovrebbero seguire dei fatti concreti.
Un fatto concreto è che ieri, appena prima della vigilia del WED, i paesi produttori di petrolio, gli Emirati Arabi soprattutto ed anche la Russia, hanno deciso di aumentare la produzione dell’oro nero per fare cassa. In pochi minuti di riunione i ministri dell’Opec+, su pressione anche degli Stati Uniti, hanno deciso di aumentare del 50% i barili di petrolio prodotti giornalmente. L’annuncio dell’Opec+ è stato appezzato dai leader occidentali, senza eccezioni. Tra le motivazioni ci sono sia i desideri di una distensione dei mercati petroliferi sia la crisi ucraina.
Un altro fatto è che il Governo dei Migliori sta riducendo ulteriormente l’imposizione fiscale (accise) che grava sui prodotti petroliferi, in modo da non rallentarne troppo la produzione ed il consumo.
Un altro fatto in Italia è l’ennesimo flop del bando GSE (Gestore dei servizi energetici) per assegnare gli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili (FER). Mentre si continua a parlare di transizione energetica, di semplificazione per autorizzare gli impianti FER, di comunità energetiche e di sostegni per fotovoltaico-eolico, sono pervenute pochissime richieste di finanziamento in tal senso. Gli investitori vogliono certezze, prima di aprire i cordoni della borsa. Tra le cause di questi ritardi della transizione energetica ci sono la mancanza di vantaggi per i comuni che ospitano i parchi eolici (utili per contrastare l’opposizione la cosiddetta sindrome NIMBY, “not in my backyard”), l’incertezza normativa, i ritardi di aggiornamento del piano energetico nazionale (PNIEC, Piano nazionale su energia e clima), la burocrazia farraginosa. L’Italia per adeguarsi ai target europei di decarbonizzazione entro il 2030 dovrebbe installare 70 GW di nuovi impianti FER; ma con il trend attuale di sviluppo delle FER l’obiettivo europeo sarà raggiunto tra più di un secolo.
È evidente che non si possono più fare solo chiacchiere. Urgono azioni concrete, radicali ed efficaci, come l’aggiornamento del PNIEC, l’emanazione di un Decreto-FER2, buoni progetti, compatibili con l’ambiente, un riforma organica delle procedure autorizzative per renderle meno farraginose. Il nostro ministro competente per queste cose ha parlato, ancora una volta, di lavori che stanno procedendo spediti. Il Governo dei Migliori ha parlato anche dell’importanza del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che aprirebbe a nuove opportunità per incrementare le FER e decarbonizzare l’economia.
In Italia il WED verrà celebrato in diverse città; ad esempio il 5 e 6 giugno prossimi, ai Giardini della Guastalla di Milano (in via Francesco Sforza, ed anche in streaming) interverranno numerosi professori, ricercatori, divulgatori, imprenditori, artisti e filosofi che, con le loro parole, faranno il punto sull’ambiente e la transizione ecologica.
Ormai tutti parlano di transizione ecologica; soprattutto i nostri governanti passano la maggior parte del loro tempo a discuterne ed il resto lo impiegano a raccontarla. Il 5 giugno ricordiamoci, però, che la transizione ecologia si otterrà agendo … non solo con la lingua.