Un limite della lotta al cambiamento climatico è che troppi chiacchierano, bla-bla-bla, e pochi la praticano davvero.
La carbon-footprint (CF, impronta di carbonio) è l’indice di una singola, seppure cruciale, categoria di pressione ambientale (anche se c’è chi erroneamente parla di “indice di impatto ambientale”). Il calcolo della CF è basato sulle emissioni di gas ad effetto serra. In pratica la CF è l’indice principale per misurare l’efficacia delle azioni di mitigazione dell’effetto serra.
In Europa esiste un numero sempre maggiore di aziende che cercano di quantificare la CF dei loro prodotti o servizi. Queste quantificazioni sono il primo passo essenziale per aderire a programmi di riduzione delle proprie emissioni serra e per cercare di raggiungere la neutralità climatica delle proprie operazioni.
Per rendere la CF utilizzabile e scala planetaria, e per limitare il rischio di greenwashing, è necessario precisare le sue modalità di calcolo. In Italia l’affidabilità di tale sistema di calcolo è sostenuta da Accredia (accredia.it), che cerca di assicurare la corretta quantificazione della CF applicando gli standard UNI-EN-ISO n. 14067 e n. 14064-1. Accredia è l’unico ente nazionale di accreditamento designato dal governo italiano, in applicazione del Regolamento europeo 765/2008. Carbon Footprint Italy (carbonfootprintitaly.it) è il programma specifico dedicato a comunicare i risultati della quantificazione della CF di prodotti e organizzazioni e delle loro riduzioni. La partecipazione al programma è aperta a tutte le organizzazioni o prodotti per cui è accreditata la quantificazione della CF. Nel programma esiste anche una sezione appositamente dedicata alle azioni riduzione delle emissioni serra, ad esempio attraverso l’acquisto di crediti riconosciuti di riduzione delle emissioni serra. Le aziende ed i prodotti registrati nel programma possono utilizzare l’apposito logo, riconosciuto in tutto il mondo per comunicare i propri valori di CF.
Secondo l’ONU, anche l’ONU dovrebbe calcolare la propria CF, determinate dagli uffici sparsi in tutte le nazioni e dai viaggi di lavoro dei propri impiegati. Fin dal 2019 oltre due mila funzionati dell’ONU, provenienti da decine di nazioni, inviarono una lettera aperta al proprio Segretario Generale per chiedere di dare il buon esempio e di misurare la riduzione dell’impronta di carbonio dell’ONU stesso. Per coerenza anche ciascuna delle organizzazioni governative degli stati membri dell’ONU, i ministeri o i parlamenti, oltre a chiacchierare di lotta al cambiamento climatico, dovrebbe fare ciascuno la propria parte, iniziando a calcolare la propria CF.
Le persone, e le generazioni future, hanno più bisogno di buoni esempi che … di chiacchiere.