Con il caro-bollette l’Osservatorio Povertà Energetica stima un raddoppio delle famiglie italiane in condizioni di povertà energetica: entro l’anno potrebbero diventare una su cinque! La povertà energetica colpisce quelle persone che non possono disporre dell’energia necessaria per usare i beni ed i servizi essenziali, come il riscaldamento, l’illuminazione o il gas per cucinare.
Lo scorso anno il gas naturale costava circa 20 euro al megawattora, mentre nel prossimo anno potrebbe arrivare a costare anche dieci volte di più. I rialzi iniziati già prima della guerra in Ucraina, a causa della ripresa post-pandemica, ora sono schizzati verso l’alto, soprattutto a causa dal conflitto e delle sanzioni internazionali. I rincari del gas naturale trascinano verso l’alto il prezzo del carbone, del petrolio e di molti beni di consumo. Questi rincari si fanno già sentire, soprattutto sulle famiglie in condizioni di povertà energetica, per cui crescono ulteriormente le disuguaglianze socio-economiche. Esemplare è il fatto che i vari bonus all’edilizia per fare lavori sull’efficienza energetica funzionano nelle zone residenziali più ricche, ma sono inaccessibili per i condomini popolari.
È probabile che i prezzi dell’energia fossile (prodotta cioè sfruttando le fonti fossili: gas naturale, carbone e petrolio) resteranno alti per sempre. È fondamentale perciò completare velocemente la transizione energetica, per sostituire ovunque le fonti fossili con quelle rinnovabili. La transizione deve interessare tutti, ricchi e poveri. Altrimenti il malcontento di chi sarà costretto a scegliere se mangiare, pagare l’affitto o riscaldarsi rischia di esplodere violentemente. Un rischio reale è che le disuguaglianze socio-economiche si acutizzino proprio in quelle periferie urbane già oggi in difficoltà, dove è più difficile ricevere prestiti dalle banche per avverare comunità energetiche o per realizzare interventi di efficientamento delle abitazioni. Le famiglie ricche non possono prosperare in case circondate da quartieri poveri. Tutti vivono nelle stesse città.
La povertà energetica dovrà essere eliminata anche a scala internazionale. Molti Stati africani, ad esempio, hanno economie che dipendono fortemente dai Paesi Europei, dalla Russia e dall’Ucraina. Secondo la Fao molti paesi poveri africani dipendono da Russia ed Ucraina per più del 30% delle loro forniture di grano. Per cui dopo tre settimane di conflitto ucraino l’inflazione sta affliggendo l’Africa, dove la crescita dei prezzi degli alimenti sta affamando milioni di persone. Nel Nord Africa le proteste si stanno diffondendo. Ma non tutti gli Stati africani subiscono le caratteristiche della crisi energetica allo stesso modo. Ad esempio Algeria, Libia e Nigeria esportano idrocarburi; quindi sul breve periodo questi Stati potrebbero aumentare i loro profitti. Ma ancora una volta ciò potrebbe determinare maggiori disuguaglianze e tensioni sociali.