La transizione ecologica richiede un cambiamento storico profondo dei sistemi antropici, un vero e proprio cambiamento di civiltà, di una portata simile a ciò che avvenne con la Rivoluzione industriale. Come diceva Alex Langer la conversione ecologica potrà affermarsi “soltanto se apparirà socialmente desiderabile”. Oggi sono maturate le condizioni economiche, tecnologiche, sociali e la sensibilità ambientale delle persone. L’Europa in particolare può diventare il motore trainante per puntare ovunque su un benessere sostenibile, certo più sobrio, ma di migliore qualità, più esteso e inclusivo. Dopo la Pandemia e mentre la Crisi Ucraina imperversa, ci dobbiamo riprendere da una crisi economica profonda per prevenire una crisi ancora peggiore: quella climatica incombente. Condizione necessaria (ma non sufficiente) è modificare radicalmente il paradigma economico. L’attuale modello economico lineare, consumistico ed “estrattivo” non è più sostenibile. Un segnale arriva dal Green-Deal europeo, che con il Next generation Eu indica la direzione della più vasta conversione ecologica mai concepita. L’esito non è garantito, ma è comunque un’occasione storica non per l’Europa, ma per tutta la Terra.
Tra le decisioni da prendere ci sono quelle che riguardano la transizione energetica e la decarbonizzazione dei sistemi antropici. Le fonti rinnovabili sono ancora troppo poche: forniscono meno del 20% del consumo mondiale di energia. Un’altra sfida è quella del risparmio di risorse naturali e dell’economia circolare; per ora il consumo mondiale di materiali cresce molto velocemente. A questo ritmo tra poche decine d’anni le risorse naturali presenti sulla Terra non saranno più sufficienti. Infine c’è una sfida vecchia, in cui abbiamo ripetutamente fallito: la tutela del capitale naturale. Il consumo di suolo è in continua crescita, sulla Terra solo un quinto del territorio emerso non è antropizzato, mentre tutte le città vanno eco-rigenerate.
Ora sappiamo ciò che bisognava sapere per passare dalle parole ai fatti: sostegno per le energie rinnovabili, le ecotasse, la rigenerazione urbana, l’economia circolare, la compatibilità dei sistemi produttivi, dei trasporti. I sostegni finanziari del Pnrr sarebbero un’opportunità a breve termine da messe a disposizione di enti capaci di investire ed attuare progetti sostenibili, iniziando da quelli più urgenti.
L’appello è quello di attivarci tutti per una politica sostenibile. Più il tempo passa e più l’Antropocene ci porrà di fronte a crisi drammatiche; siamo sempre più sotto pressione, perciò decidere come realizzare la transizione diventa sempre più difficile, ma è necessario farlo. Ora non basta più cambiare il comportamento individuale, delle singole persone, quelle più consapevoli. Ora la transizione è socialmente desiderabile; è questo il momento per cambiare un intero sistema sociale. Ora è il tempo di reclamare la transizione ecologica a tutti i nostri esponenti politici.
Decidere sotto la pressione delle crisi politiche, pandemiche ed ambientali non può avvenire in modo autoritario: bisogna decidere assieme per fare tesoro di opinioni diverse con confronti sani e solidi. Anche se la ricerca del consenso non può essere l’obiettivo principale in una fase di transizione, non è realistico pensare di transitare con un pensiero unico, in modo unilaterale. Non tutte le opinioni hanno lo stesso peso, ma tutte servono a comprendere meglio le soluzioni più eque ed intelligenti ed efficaci. Poi la transizione richiede il governo delle azioni il più vicino possibile ai territori. Le persone sul territorio hanno conoscenza di contenuti particolari importanti e spesso hanno anche l’esperienza specifica sull’oggetto dei problemi; la transizione di un territorio si attuerà solo se i locali la troveranno desiderabile.
La transizione deve risolvere la causa principale dei problemi, non solo i sintomi. Troppo spesso, di fronte a un problema difficile, ad esempio come il “caro-bollette”, ci concentriamo sui sintomi, non sulla causa. O sul dettaglio. Guardiamo la foglia e ci sfugge la foresta. Così facendo lo stesso problema si ripresenterà nuovamente. Anche bisogna affrontare urgentemente i sintomi più gravi serve ideare una strategia per risolvere la causa principale. Ad esempio per risolvere il caro-bollette a nulla servirà promuovere nuove trivellazioni se non ci dotiamo di una Strategia di transitone energetica verso le rinnovabili.
I cambiamenti positivi avvengono sono attraverso decisioni nuove, congrue ed impegnate. Dietro ogni impresa difficile di successo c’è sempre qualcuno che ha preso decisioni coraggiose. Quindi un ingrediente necessario per la transizione ecologica sono i leader politici. Essi devono essere politicamente credibili, capaci di assumersi la responsabilità delle decisioni, per quanto gli compete in una società democratica. Certo alcune decisioni per la transizione saranno impopolari, ma è proprio questa la chiave della credibilità dei leader politici: la responsabilità di decidere, quando serve in modo veloce. Se la responsabilità è indefinita l’efficacia-efficienza delle decisioni si riduce.
Per la transizione bisogna considerare poi gli impatti ambientali, sociali, economici, complessivi, non parziali. Perciò servono sistemi di valutazione ed indicatori prestazionali, per bilanciare e verificare i rischi di ogni decisione. Ad esempio, non è sufficiente soffermarsi su una decisione basica, come completare il Pnrr entro i termini richiesti dall’Europa, piuttosto bisogna misurare gli impatti ed il raggiungimento dei target di breve-medio-lungo termine. Il breve termine troppo spesso è l’unico aspetto che affligge i leader politici. Ma considerare solo i risultati di breve termine è una scorciatoia che rischia di finire nel nulla. Per la rivoluzione ecologica è imprescindibile ragionare sulle implicazioni nel lungo periodo. Quindi servono leader consapevoli di dover cercare il giusto equilibrio tra valutazioni di breve, di medio e di lungo termine. La transizione ecologica non sarà una passeggiata. Perciò qualunque decisione venga presa per il cammino futuro i leader devono essere autorizzati, direi incoraggiati, a sottoporla a continui riesami, per essere pronti a cambiarla, se non risponde più ai nostri desideri.
Affinché la nostra transizione ecologica sia positiva dovrebbe accadere perché voluta e programmata, non dovrebbe succedere per cause incidentali.